“Basta coi contrasti tra paesaggio e ambiente: il futuro energetico non sia ostaggio delle sovrintendenze”

È stato appena pubblicato il Piano di adattamento climatico che serve a far fronte ai danni climatici in arrivo. Ma questi danni sono valutati calcolando che ogni Paese si dia da fare per evitare che peggiorino: più efficienza, più energia pulita, più economia circolare. Per fare la sua parte – rispettando impegni di governo, indicazioni europee e target Onu – l’Italia deve installare circa 10 gigawatt di rinnovabili l’anno da oggi al 2030. Ai contribuenti non costerebbe un euro perché le imprese del settore sono pronte a investire 85 miliardi garantendo la fornitura di energia pulita a prezzi competitivi. E Terna ha certificato che non si tratta di annunci a vuoto: le richieste di connessione alla rete elettrica sono 4 volte più alte di quelle necessarie. Insomma ci sono i soldi e i progetti, tutto però si arena contro il muro delle autorizzazioni, contro i no in nome del paesaggio: su 100 impianti progettati uno solo diventa operativo. Ma il responsabile di questo blocco è veramente la burocrazia, o c’è mancanza di chiarezza in termini di diritto?

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