Petrolio, avorio, rapimenti: le bande del Virunga, dove sono morti gli italiani

Isabella Pratesi, Wwf, spiega perché le bande di predatori tengono la regione del Congo in ostaggio

ANSA
Congo

Il Virunga è una regione di una bellezza mozzafiato. Ma la sicurezza è come il meteo, cambia in continuazione e le previsioni non riescono ad arrivare ai dettagli. Decine di milizie si contendono quest’area vitale del territorio del Congo e migliaia di irregolari, spesso giovanissimi, si riversano come onde che vanno e vengono controllando a turno strade e gruppi abitati.

“Muoversi in quell’area è spesso un rischio concreto”, racconta Isabella Pratesi. Come direttore del programma di conservazione del Wwf ha fatto a lungo la spola tra Roma e Goma, la cittadina da cui si parte per visitare le foreste dove ancora vivono i silverback, gorilla di montagna a cui ci si può avvicinare solo dopo ore di cammino, sotto la guida di uno dei biologi che avevano fatto di quest’area un punto di forza del turismo natura.

“E’ una battaglia durissima”, spiega Isabella Pratesi. “Perché da una parte il parco, aiutato dal nostro lavoro sul campo cominciato negli anni ’60, ha creato ricchezza, ha permesso di costruire scuole e ospedali per le comunità locali: un gorilla rende in termini di turismo sostenibile tra 400 e 500 dollari l’anno. E da quelle parti è molto. Ma dall’altra parte la pressione dei ribelli è fortissima. Sono gruppi che si autofinanziano saccheggiando tutto quello che noi vogliamo proteggere. Tagliano gli alberi per trasformarli in carbone vegetale. Uccidono gli elefanti per rubare le zanne. Massacrano i gorilla per rivendere la carne sul mercato locale. Rapiscono stranieri per tentare di ottenere un riscatto. E poi ci sono le manovre per impossessarsi delle miniere di coltan, ingrediente base del cellulare che teniamo in tasca, e delle riserve di petrolio”.

Negli anni lisci, quando il turismo gira per il verso giusto, l’economia buona riesce a battere quella cattiva. I gruppi di silverback diventano attrazioni popolari, le coppie che i biologi lentamente abituano alla discreta presenza dei visitatori hanno un nome come le star e la vista di queste enormi scimmie dal dorso argentato, 200 chili di muscoli che strappano arbusti come fossero paglie per sgranocchiarne le cime, non si dimentica. Ma basta poco perché il vento cambi.

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